I tesori organari lucchesi
Nell'ambito della storia organaria italiana la scuola regionale toscana vanta un primato per la qualità e l'antichità degli strumenti superstiti: quella lucchese, in particolare, si fregia di una lunga serie di illustri organari che dalla metà del XV fino alla fine del XIX secolo hanno lasciato preziosi strumenti in Toscana e nel resto d'Italia.
La presenza dell'organo nelle chiese lucchesi risale al XIV secolo, epoca in cui si riscontra l'esistenza di un esemplare nella Cattedrale di San Martino. Gli strumenti stabili comparvero nella prima metà del XV secolo. Dopo un primo progetto realizzato da Matteo di Paolo da Prato già nel 1465, i lucchesi nel 1480 commissionarono al giovane Domenico di Lorenzo (1452-1525) la costruzione di un nuovo organo per la Cattedrale. In seguito alla grandiosa opera realizzata in San Martino, Domenico di Lorenzo fu incaricato della costruzione di molti altri organi nelle chiese della città (Chiesa dei SS. Giovanni e Reparata, Chiesa di San Michele in Foro, ecc.).
A partire dal XVII secolo, molti altri illustri organisti, come Andrea e Cosimo Ravani, Domenico Cacioli, Michelangelo Crudeli, nonché i loro discendenti e allievi, operarono sul territorio lucchese, lasciando in eredità alla città un patrimonio organario che rimane oggi uno dei più ricchi, contando più di sei secoli di tradizione, di cui quasi cinque di ininterrotta attività artigianale, e oltre trecento esemplari dal valore storico e musicologico inestimabile. Gran parte degli organi, infatti, risiedono ancora nelle chiese del territorio, molti in buono stato di conservazione, e in alcuni casi ancora attivi e pronti a svolgere con efficacia la loro funzione musicale.