Storia dell'archivio
Breve storia dell'Archivio Storico del Comune di Lucca
L'istituzione dell'Archivio Storico fu decisa dall'amministrazione comunale nel 1979, riunendo la documentazione preunitaria dislocata in locali diversi, successivamente l'archivio storico ha acquisito anche la documentazione postunitaria; ricostruiamo la storia dell'archivio ripercorrendo le tappe principali.
Dopo la caduta della Repubblica Lucchese decretata nel 1799, l'amministrazione dello Stato fu caratterizzata per il periodo 1799-1805 da complicate vicende politiche che causarono un'alternanza di governi di ispirazione francese e governi di ispirazione austriaca.
I Baciocchi, dopo l'instaurazione del principato, ne decretarono, nel 1806, una nuova organizzazione territoriale ed amministrativa; per la città di Lucca fu istituita una municipalità con competenza territoriale ed amministrativa limitata entro le mura; ne scaturì un'effettiva separazione amministrativa ed economica della città dallo Stato, separazione che non si era mai verificata nei secoli precedenti. La municipalità non disponeva di alcun mezzo per potere amministrare la città, per questo fu dotata di entrate indipendenti. Al momento della sua istituzione, non aveva una propria e stabile sede. Il Consiglio Municipale, si riunì per la prima volta il 17 luglio 1806; il verbale della seduta, che è il documento più antico, relativo al nostro comune, conservato in archivio, non indica il luogo di svolgimento; una successiva seduta si svolse nell'abitazione del Presidente della Municipalità Giacomo Sardini.
La Municipalità fu dotata di una propria sede nel 1807, quando, per concessione della principessa Elisa, fu ospitata in alcuni locali del convento di S. Romano, già dei Padri Domenicani, dove, a seguito della soppressione, furono dislocati gli uffici ministeriali del Principato. Nello stesso anno il Burò della municipalità, fu trasferito in altri locali del convento; in questa occasione il Presidente chiese una stanza per la custodia delle carte che indica come "...note relative al Catasto, per il Registro civico, per i Libbri e Scritture..."; questo è il primo riferimento al relativo al nostro archivio. Non furono stabilite particolari istruzioni per l'archiviazione dei documenti, tuttavia significativo è il caso del Carteggio. A partire dal 1809 il carteggio è protocollato e archiviato in buste secondo il numero progressivo di protocollo, in genere 500 numeri per busta; la particolarità del carteggio per gli anni 1809-1811 è che le pratiche sono classificate secondo un titolario, la stessa classificazione che gli viene data è riscontrabile anche sul registro del protocollo. In archivio non è conservato il titolario, né allo stato attuale delle ricerche è possibile risalire alle motivazioni che lo hanno introdotto, una scelta interna o su istruzioni statali. A differenza del carteggio le "lettere ministeriali" e le "lettere del gran giudice" sono conservate in ordine cronologico rilegate in filze; i copialettere del maire sono costituiti da registri, secondo le consuetudini archivistiche dell'epoca, che si riscontrano anche negli archivi delle altre entità territoriali lucchesi.
La caduta dei Baiocchi nel 1814 e il susseguirsi dei governi provvisori non provocarono cambiamenti nella situazione territoriale; Giuseppe Werklein, Governatore Civile e Militare di Lucca dal 1815 al 1817, con il decreto del 4 ottobre 1815 sancì una nuova amministrazione del territorio dello stato che fu diviso in 18 comunità ognuna delle quali comprendeva più parrocchie. Il comune di Lucca venne dotato di un proprio territorio fuori le mura che fu costituito con la soppressione di alcune comunità rurali: Massa Pisana, S. Angelo, Monte S. Quirico. La riforma stabilì l'istituzione delle Cancellerie e indicò gli archivi comunali come luoghi preposti alla raccolta e conservazione di tutta la documentazione; i cancellieri "comunicativi" furono "Incaricati della custodia e conservazione delle scritture, libri e filze della comunità". Tutte le comunità avevano l'obbligo di redigere l'inventario delle proprie carte. Lucca acquisì gli archivi delle tre comunità inglobate, la cui documentazione era indispensabile per lo svolgimento dell'attività amministrativa. Sono stati reperiti gli inventari di Monte S. Quirico e S. Angelo in Campo, purtroppo non è stato reperito l'inventario del nostro archivio, strumento indispensabile per una conoscenza più approfondita della documentazione conservata dal 1806 al 1815.
Secondo quanto stabilito dal Congresso di Vienna lo Stato Lucchese dal 1817 fu governato dai Borboni, nella persona di Maria Luisa e di suo figlio Carlo Ludovico che lo cedette nel 1847 al Granducato di Toscana.
Nel 1818, a seguito della decisione di Maria Luisa di Borbone, i locali del convento di S. Romano, furono restituiti "agli antichi inquilini", gli uffici ministeriali trovarono una nuova sistemazione nel palazzo Sanminiati, in piazza Giudiccioni dove non fu possibile reperire locali per la comunità di Lucca, che si trasferì al primo piano in uno stabile posto in S. Matteo, in parrocchia di S. Maria Corteorlandini.
Il primo tentativo di organizzare l'archivio risale al 1820, quando la sede comunale è ubicata "in S. Matteo"; il gonfaloniere Giovanni Battista Fatinelli riferisce che l'archivio, dislocato in due stanze, è "in grande confusione", sottolinea la necessità di tenere divise le carte di Lucca da quelle delle comunità riunite; e propone di ordinare "l'archivio classando i libri, fascicoli, i documenti alla maniera più atta per servirsene all'uopo". Il protocollista Cesare Merli incaricato del riordino, nella relazione che accompagna "L'indice Alfabetico dei documenti esistenti nell'Archivio della Comunità" afferma molta documentazione apparteneva "alle comunità riunite a quella di Lucca" e che l'archivio è stato finalmente riordinato con stabilità, chiarezza e precisione. L'indice redatto dal Merli non è stato rintracciato nel nostro Archivio; sappiamo che fu trasmesso all'epoca al Ministero dell'Interno, ma tra le carte di questo, conservate nell'Archivio di Stato di Lucca, non si trova traccia di detta documentazione e pertanto non possiamo conoscere come furono organizzate le carte.
Le "comunità riunite" cui fanno riferimento sia il Gonfaloniere che il Protocollista sono identificabile in: Sesto, Nozzano, Capannori e Villa Basilica che erano state assorbite da Lucca in seguito alle riforme amministrative decretate da Maria Luisa di Borbone. Con il decreto del 28 ottobre 1818 tentò di restaurare le antiche Vicarie della Repubblica aristocratica; il territorio fu diviso in quattordici vicarie formate da comunità; con il termine di comunità vennero indicate quelle entità che precedentemente erano denominate parrocchie o sezioni. La comunità di Lucca ampliò il proprio territorio acquisendo la comunità di Sesto che perse la proprie autonomia.
Risultando questo sistema inadeguato per l'amministrazione periferica il 18 novembre 1819 la Duchessa emanò un nuovo decreto che divise il territorio dello Stato in tre Comunità, Lucca, Borgo a Mozzano, e Camaiore. Ciascuna Comunità comprendeva dei dipartimenti suddivisi in sezioni; la comunità di Lucca risulta formata da quattro dipartimenti: Lucca, Nozzano, Capannori e Villa Basilica. In considerazione che i dipartimenti dipendono dalla Comunità Nozzano, Capannori e Villa Basilica perdono la loro autonomia amministrativa e vengono inglobate dalla comunità di Lucca, a cui trasmettono i loro archivi.
Nel periodo 1819-1823 si riscontrano nel protocollo generale della comunità di Lucca diversi pratiche mancanti relative a affari riguardanti le comunità di Nozzano, Capannori e Villa Basilica e le sezioni ivi comprese, ma questi sono rintracciabili negli archivi di queste comunità in quanto, quando nel con decreto del 24 settembre 1823 queste comunità ritrovano la loro autonomia amministrativa e rientrano in possesso della loro documentazione.
Esaminando la corrispondenza del comune di Nozzano, presente nel nostro archivio, è interessante notare che i numeri di protocollo non sono a seguitare. Questo è anche verificabile dall'inventario dei documenti che nel 1823 vengono trasmessi alle tre comunità ricostituite.
A distanza di cinque anni, 1825, sollecitato da una circolare statale, il segretario comunale avvocato Stefano Mariani, procede ad un nuovo riordino dell'archivio, che dal 1823 è ubicato nella nuova sede comunale in Piazza S. Giusto. A fine del lavoro il Mariani redige una dettagliata relazione, in cui rende conto del suo operato: ha rintracciato e riunito tutta la documentazione relativa alle sezioni del comune dividendola per sezione; la stessa operazione è stata eseguita per le cessate comunità inglobate da Lucca; infine ha preso in esame la documentazione appartenente a questa amministrazione comunale, dove afferma testualmente "non riscontrasi che un vero disordine e la più grande confusione".
Un indice generale molto schematico, compilato per materia, (per esempio Atti Civili, Contabilità, Decreti e Statuti) testimonia l'avvenuta sistemazione dell'archivio e permette di quantificarne la consistenza in 351 pezzi, nell'indice sono citate soltanto le comunità di Massa Pisana e Pescaglia. Con la riforma del 1823 Pescaglia fu declassata a sezione e inserita nella comunità di Lucca che ne acquisì anche l'archivio, soltanto nel 1837 viene ripristinata la Vicaria e comunità di Pescaglia.
Nel 1837 l'amministrazione comunale acquistò dalla Marchesa Marianna Montecatini, nata Santini, Palazzo Santini, che divenne il Palazzo Civico, il 27 dicembre vi stabilì la residenza. Palazzo Santini è ancora la sede dalla Presidenza del Consiglio Comunale, mentre la sede di rappresentanza dell'Amministrazione è stata spostata in Palazzo Orsetti, acquistato nel 1962. L'Archivio fu collocato nel Palazzo Civico, negli uffici della Segreteria, ma nel corso degli anni, per esigenze diverse, fu oggetto di spostamenti.
Tra i molteplici trasferimenti ed interventi di riordino prendiamo in esame i tre, che hanno prodotto un inventario.
L'abdicazione di Carlo Ludovico del 1847, segnò la fine dello stato lucchese; a seguito del passaggio al Granducato di Toscana il palazzo comunale ospitò alcuni uffici periferici tra cui quello del Ministro del Censo e del Delegato di Governo; questo motivo portò ad una nuova organizzazione degli spazi nella sede comunale.
Nel 1853, a distanza di 28 anni dal suo primo intervento, il Segretario Mariani propose un progetto per il riordino e la sistemazione della documentazione che si trovava dispersa in diversi locali. L'archivio trovò la sua collocazione il secondo piano del palazzo. Il Collegio dei Priori nell'approvare il progetto fornì precise indicazioni sugli strumenti che dovevano essere prodotti; e chiese una particolare attenzione per gli archivi delle soppresse comunità; doveva essere formata una specifica serie di questi atti così da venire a cessare l'indicazione di "miscellanea".
Il Mariani si preoccupò di raccogliere tutta la documentazione estrapolata dall'archivio, a fini amministrativi, e giacente nei vari uffici, sollecitò l'acquisizione degli archivi di uffici soppressi quali della Grascia; della commissione incaricata della costruzione dell'Acquedotto della commissione della Nuova Piazza del Mercato ( attuale piazza Anfiteatro).
Dal riordino scaturiscono due strumenti: un "Indice per materie dell'Archivio comunale di Lucca" e un "Repertorio Generale dell'Archivio del comune di Lucca".
Il repertorio è diviso in cinque sezioni
1. Corrispondenza amministrativa del comune di Lucca
2. Antiche Mairies [S. Angelo, Massa Pisana, Monte S. Quirico, Sesto e Nozzano]. Deposito di Leggi; Patenti di Osterie; Caffè ed altre Vendite
3. Guardia Civica; Statuto Fondamentale; Elezioni Comunali; Reclutamento Militare; Deliberazioni delle Magistrature Comunicative
4. Grascia e Polizia Municipale; Acquedotti e Nuova Piazza del Mercato
5. Contabilità della Comune di Lucca; Stati di contabilità di Sezioni Rurali; Lavori a Strade
Il repertorio si presenta anche come inventario topografico, la particolarità è che non indica il numero dello scaffale e del ripiano, ma descrive l'ubicazione fisica dei pezzi con riferimenti a particolari della stanza.
Il Mariani propose uno scarto o meglio, lo "Spurgo" dei documenti non più utili a fini amministrativi ma solo di ingombro per l'archivio; non compilò un elenco dettagliato, ma citò alcuni esempi, di carte da scartare "Peso delle carra, Polizze dei carri da Notte, macelli". Quanto ricavato dalla vendita dei documenti venne utilizzato per l'acquisto di cartelle, e per la rilegatura di fogli sciolti ecc.
Nel 1871, sempre nell'ottica generale di una nuova riorganizzazione degli uffici, a seguito dell'Unità d'Italia l'archivio "morto" venne trasferito al mezzanino. E' la prima volta che si parla di archivio morto, con riferimento a documentazione relativa ad affari esauriti; documentazione che viene divisa dall'archivio corrente e di deposito, che è trasferito al primo piano del palazzo. In questa occasione il Segretario generale Campetti invitò i capisezione a redigere un inventario delle carte che devono essere conservate per fini amministrativi nei loro uffici, nel contempo ordinò di restituire all'archivio la documentazione non più necessaria al disbrigo degli affari in corso.
Concluse queste operazioni e dopo ripetute sollecitazioni del Prefetto, l'archivista Bertini, nel 1875, compilò "Inventario della Carte del Municipio di Lucca dall'anno 1806 al 1874"; è un elenco di consistenza. Il lavoro del Bertini si concluse nel 1877 con il condizionamento delle carte delle comunità soppresse; il finanziamento per l'acquisto delle nuove buste è fornito in parte dal ricavato della vendita delle carte oggetto di un intervento di scarto, di cui non è compilato un elenco.
L'intervento di riordino più incisivo è stato quello di Cesare Sardi il cui inventario fu pubblicato nel 1913.
Sulla situazione dell'archivio era intervenuto il Commissario prefettizio Argenti; in una relazione del 1912 afferma che la protocollazione e l'archiviazione in uso al comune di Lucca è molto antica, ma non funzionale per una moderna amministrazione; sollecita il riordino dell'archivio corrente e contemporaneamente il riordino e lo scarto per quello "vecchio".
Per questi motivi la Giunta Comunale affidò al conte Cesare Sardi l'incarico di riordinare l'archivio, che nel 1886 era stato ricollocato al secondo piano, mentre l'archivio morto dal mezzanino era stato trasferito al piano a tetto.
Nell'introduzione all'Inventario, il Sardi, riferisce sullo stato dell'archivio, in completo disordine, specialmente le "stanze succursali", che ospitavano l'archivio "morto" con le carte sparse e confuse sul pavimento; dove erano accumulate carte inutili e di nessun valore insieme a carte di considerevole importanza. Il Sardi cita l'esempio di alcune carte della Deputazione della Nobiltà corredate da stemmi ed alberi genealogici; questa documentazione fu consegnata all'Archivio di Stato di Lucca nel 1914
Dopo un paziente lavoro di riordino il Sardi divide la documentazione in sette categorie, a loro volta divise in parti:
1. Comunità rurali o Sezioni
2. Municipalità di Lucca anteriore al 1848
3. Deliberazioni
4. Protocolli
5. Raccolte speciali di documenti
* Raccolte amministrative già esistenti nel 1853
* Raccolte riguardanti la storia del Risorgimento Nazionale
* Raccolte amministrative d'indole varia
6. Contabilità e tasse (1807-1901)
7. Stato civile e leva militare
Il Sardi conclude la sua relazione auspicando la riunione dell'archivio in un unico locale, ritiene possibile conservare l'ordinamento dell'archivio regolandone i depositi e aggiornando l'inventario; propone alcune regole sulla custodia dell'archivio stesso; tutte le volte che sarà tolto un documento dall'archivio deve farsi con moduli speciali.
Per quanto riguarda la riorganizzazione dell'archivio corrente e di deposito il segretario generale Domenici introdusse nel 1915 l'uso delle 15 categorie secondo la Circolare Ministeriale del 1897 che unifica il sistema di ordinamento degli archivi comunali. Venne così abbandonata la vecchia archiviazione della corrispondenza adottata sino dal 1809 dove gli atti venivano raccolti in buste di 500 numeri ciascuna, senza considerazione della materia trattata, ma legati dal solo ordine numerico.
Le aumentate competenze del comune e la mancanza di spazio portarono alla creazione di alcuni archivi di settore; quello della ragioneria vale da esempio: nel 1934 il Ragioniere Capo del Comune intervenne sulla tenuta dei registri della ragioneria, depositati in archivio (bilanci, conti consuntivi, mandati pagamento) osservando che non venivano conservati ordinatamente e chiede un locale attrezzato per la custodia dell'archivio della ragioneria.
Nel 1938 l'archivio fu oggetto di un ulteriore trasferimento; fu sistemato in due stanze al piano terra di palazzo Santini, secondo l'ordine indicato nell'inventario del Sardi, e con gli arredi opportuni. Qui restò il nucleo centrale dell'archivio del Comune di Lucca, fino all'inizio delle operazioni di recupero e riordino del 1979.
L'Archivio Storico, dopo varie vicende relative alla sua organizzazione, è stato collocato nel 2001 nella sede in piazzale san Donato, in un edificio idoneo per la conservazione e specificatamente attrezzato per la consultazione.
A cura di Maria Chiarlo